Per gli indiani, la morte è ...un lungo viaggio, che l'uomo percorse alla sua nascita, quando la sua anima si separò dal Grande Spirito per entrare nel corpo e vivere sopra la Madre Terra.
Alce Nero, rammentando una sua visione, descrivere così' il luogo:
"Dall'altra parte delle montagne vedevo una regione molto bella dove molte, molte persone erano accampate in un grande circolo.
Vedevo che erano felici e che avevano abbondanza di tutto.
L'aria era chiara e bella, piena di una luce vivente che penetrava tutto.
Intorno al circolo, intenti a pascolare tra l'erba verde, c'erano cavalli grassi e felici; e sparsi per tutti i colli verdi c'erano animali di ogni specie, e cacciatori che ritornavano cantando con la loro selvaggina.
Allora mi portarono al centro del circolo dove di nuovo vidi l'albero sacro tutto pieno di foglie e fiori.
Ma non solo questo vidi.
Addossato all'albero c'era un uomo con le braccia tese in avanti.
Io lo guardai fissamente, ma non potevo scoprire da quale popolo veniva.
Non era un Wasichu e non era un indiano.
I suoi capelli erano lunghi e sciolti, e sulla testa portava a sinistra una penna d'aquila.
Il suo corpo era forte e bello da vedere, dipinto di rosso.
Cercai di riconoscerlo, ma non ci riuscivo.
Era un uomo splendido d'aspetto.
Mentre lo guardavo fissamente, il suo corpo cominciò a trasformarsi e diventò molto bello, con tutti i colori della luce, e intorno a lui c'era luce.
Parlò come se cantasse: "La mia vita è tale che tutti gli esseri della Terra e le cose che crescono mi appartengono...."
Vidi di nuovo come era bello il giorno, il cielo tutto azzurro e pieno di luce gialla sopra la terra verdeggiante.
E vidi che tutte le persone erano belle e giovani.
Non c'erano vecchi, in quel luogo, neppure bambini: soltanto gente di una stessa età, più o meno, e tuttti belli".
...continua