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La morte e l'aldilà nel popolo degli Indiani

Ultimo Aggiornamento: 04/07/2006 07:25
01/07/2006 16:07
 
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Per gli indiani, la morte è ...un lungo viaggio, che l'uomo percorse alla sua nascita, quando la sua anima si separò dal Grande Spirito per entrare nel corpo e vivere sopra la Madre Terra.

Alce Nero, rammentando una sua visione, descrivere così' il luogo:

"Dall'altra parte delle montagne vedevo una regione molto bella dove molte, molte persone erano accampate in un grande circolo.
Vedevo che erano felici e che avevano abbondanza di tutto.
L'aria era chiara e bella, piena di una luce vivente che penetrava tutto.

Intorno al circolo, intenti a pascolare tra l'erba verde, c'erano cavalli grassi e felici; e sparsi per tutti i colli verdi c'erano animali di ogni specie, e cacciatori che ritornavano cantando con la loro selvaggina.

Allora mi portarono al centro del circolo dove di nuovo vidi l'albero sacro tutto pieno di foglie e fiori.
Ma non solo questo vidi.
Addossato all'albero c'era un uomo con le braccia tese in avanti.
Io lo guardai fissamente, ma non potevo scoprire da quale popolo veniva.
Non era un Wasichu e non era un indiano.
I suoi capelli erano lunghi e sciolti, e sulla testa portava a sinistra una penna d'aquila.
Il suo corpo era forte e bello da vedere, dipinto di rosso.
Cercai di riconoscerlo, ma non ci riuscivo.
Era un uomo splendido d'aspetto.
Mentre lo guardavo fissamente, il suo corpo cominciò a trasformarsi e diventò molto bello, con tutti i colori della luce, e intorno a lui c'era luce.
Parlò come se cantasse: "La mia vita è tale che tutti gli esseri della Terra e le cose che crescono mi appartengono...."

Vidi di nuovo come era bello il giorno, il cielo tutto azzurro e pieno di luce gialla sopra la terra verdeggiante.
E vidi che tutte le persone erano belle e giovani.
Non c'erano vecchi, in quel luogo, neppure bambini: soltanto gente di una stessa età, più o meno, e tuttti belli".



...continua [SM=x629188]

01/07/2006 17:11
 
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aspetto il seguito.....
tutto quello che riguarda questo popolo
è affascinante [SM=g27823]
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03/07/2006 07:57
 
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Si, è stupendo eli....

Continuo allora sulla loro religiosità.

Il credere nel'aldilà, per gli indiani, non comporta alcuna nozione di premio o punizione come conseguenza della condotta della vita terrena.

L'idea dell'inferno, che i missionari, a più riprese, cercarono di inculcare negli indiani, non è concepibile, in quanto non è pensabile che il Grande Spirito, che è somma bontà e sapienza, possa volere il male di una parte dei suoi figli.

Gli indiani affermano che vivere in accordo alle leggi della natura è cosa morale e buona che consente di ascendere a quello che i bianchi chiamano "Paradiso"; il nulla è riservato a chi non ha vissuto in armonia con le leggi della natura, e ha , quindi, già punito se stesso.

La concezione di un aldilà dove le anime vivono come quando si trovavano sulla terra, in perfetta armonia accanto al Grande Spirito, trovava una verifica nei racconti di quelle persone che avevano visitato la terra degli spiriti durante una visione.

Altre volte si trattava di persone che si erano riprese da una grave malattia e, uscite dal loro stato di incoscienza, narravano i sogni che avevano avuto da "morti".

Secondo alcuni, le anima viaggiavano verso il cielo per poi mutarsi in stelle; i vili e i morti per malattia raggiungevano i felici territori di caccia attraversando la Via Lattea, un ramo della quale porta al vuoto; ai capi tribù, agli sciamani ai sacerdoti era riservata una strada speciale, che secondi i Pawnee, portava a un villaggio degli spiriti tutto particolare.

Per quanto riguarda l'immortalità dell'anima, secondo i Crow, ad esempio, esisteva il fantasma, che dimorava nella tomba, e l'anima vera e propria che raggiungeva l'aldilà.

I Mandan parlavano di 4 anime, due delle quali, simboleggiate rispettivamente dalla salvia bianca e dall'allodola dei campi, costituivano l'anima che raggiungeva l'aldil; la terza dimorava nell'abitazione del defunto per tutto il tempo in cui rimanevano tracce del suo passaggio, mentre la quarta abbandonava il villaggio, per poi tornarvi periodicamente a incutere terrore nella gente.

La prossima volta, vedremo cosa accadeva...quando un indiano moriva

[SM=g27822]

04/07/2006 07:25
 
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Quando un indiano moriva, i suoi parenti lo dipingevano e lo vestivano dei suoi abiti più belli, legavano strettamente insieme le gambe con le ginocchia qualche volta flesse e le mani incrociate sul petto, e avvolgevano quindi il corpo in pelli o coperte.

Il corpo era condotto fuori da uno degli uomini più valorosi della tribù, che lo portava poi alla tomba, fra i lamenti di tutti.

Questa regola si presentava presso varie tribù: i Crow ritenevano che il non seguire questo cerimoniale avrebbe provocato la morte di un congiunto del defunto entro breve tempo.

Un guerriero tagliava poi un ciuffo di capelli del morto, che veniva conservato in una specie di fagotto sacro contenente i capelli degli altri membri defunti della famiglia.

Era frequente in varie tribù, tra i parenti stretti del defunto, il ferirsi le braccia, il petto o le gambe e persino la mutilazione di un dito, [SM=g27825] e il tagliarsi o portare i capelli sciolti finchè non veniva dichiarato il termine del periodo di lutto.

Quattro giorni dopo la morte si teneva una festa consistente in un'offerta di cibo che veniva accompagnata dalla fumata rituale della pipa.

La cremazione del corpo era abbastanza rara; tipiche degli Indiani delle Pianure erano invece l'inumazione, in cui il corpo veniva sepolto a una profondità di circa un metra e trenta centimetri entro ventiquattro ore dalla morte, oppure la collocazione del corpo sull'impalcatura.

Accanto al corpo venivano sempre posti gli arnesi di caccia e di guerra del defunto, come arco, frecce, tomahawk..
Specialmente fra gli Indiani delle Pianure Centrali, veniva eretto un catafalco, formato da quattro pali che tenevano tesa una pelle di bisonte sulla quale veniva adagiato il corpo del morto.

I parenti e tutti glia mici del morto, sedevano quindi in un circolo (ma non di rado anche tutta la tribù), attorno alla tomba per celebrare la memoria dello scomparso.
Un vecchio saggio oun grande capo, se il morto era stato un guerriero, recitavano una preghiera per l'anima del defunto, enumerando i suoi meriti e implorandone la benedizione nella speranza che il suo spirito potesse intercedere perloro, in modo che tutti potessero avere selvaggina in abbondanza.

Un'invocazione al Grande Spirito perchè accogliesse presto l'anima del morto chiudeva la cerimonia.

the end.



[SM=x629188]
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