Il concetto di "natura morta", in tedesco “Stilleben”, non compare prima della metà del sec. XVII. Lo si incontra per la prima volta intorno al 1650 in inventari olandesi dove però è ancora in concorrenza con altre definizioni, le uniche usuali fino allora, applicate a particolari variazioni di questo genere pittorico, così, ad esempio, (fruytagie) frutta, (bancket) banchetti o colazioni. Il prestito olandese”stillven” originariamente non significava altro che “modello immoto”, “natura immobile”. Natura Morta è quindi il termine utilizzato per indicare le rappresentazioni di forme ed oggetti inanimati; i temi principali di queste rappresentazioni sono composizioni di fiori recisi, frutta, verdura, selvaggina morta, vasi, libri e strumenti musicali.
Sul modello dell’Accademia d’arte fondata a Parigi da Charles Lebrun nei centri più importanti d’Europa cominciarono a costituirsi scuole d’arte, furono sanciti anche statuti e dottrine che ordinavano gerarchicamente i canoni dei generi pittorici ivi insegnati. Alla natura morta venne assegnato il rango più basso di tutti dal momento che la mera produzione di oggetti immobili, non corrispondevano all’idea di una gerarchia di valori che, nel senso di un’etichetta assolutista, annunciasse il criterio sublime quale misura dell’arte.
Ora ammirate questo capolavoro e pensate alla genialità dell'artista.....considerando l'anno di esecuzione....
Cornelis Norbertus Gijsbrects “lato posteriore di un dipinto” 1670
Copenaghen, Statens Museum for kunst
L’opera di Gijsbrects vuole confondere l’osservatore, indurlo a voltare il quadro apparentemente appeso al rovescio. Il foglietto col n. 36 rivela che si tratterebbe di un dipinto in vendita. In origine questa natura morta doveva essere scherzosamente inserita in una mostra mercato.
All’osservatore d’oggi, sulle prima l’opera può sembrare molto “moderna”.
Keko