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Fratelli, mi permetto di riportare questa informazione, l'ho trovata strana quanto divertente.
Ciao

Le canzoni più deprimenti della nostra vita

di Maria Laura Rodotà

fonte: Corriere della Sera-22 febbraio 2006

www.corriere.it

PREMESSA. Durante la lettura del libro-stesura del pezzo, chi scrive ha dovuto mangiare due Cuccioloni Algida per reggere lo strazio nel ritrovare certi versi ("Fragile" di Fiorella Mannoia ha richiesto un intero Cucciolone, quello con le gocce di cioccolato). Però ne è valsa la pena. Per le molte considerazioni illuminanti: "La solitudine" è il Giampiero Galeazzi della canzone depressiva: anche volendo non la si può ignorare"; "Gino Paoli è nato a Monfalcone, provincia di Gorizia -ma con una simile tirchieria compositiva è inevitabile che tutti lo credano genovese". E per l’ottimismo degli autori: "Credeteci: si può uscire persino da "Uomini soli" dei Pooh". Vabbè, forse qui si esagera. PREMESSA 2. Alcune delle canzoni esaminate nel libro in questo pezzo non sono citate, sempre per colpa di chi scrive. Chi scrive, insomma io, ritiene che detti brani le portino una sfiga micidiale (le canzoni, attenzione, non i cantanti; a me per dire Marco Masini porta benissimo). Le disamine sono però, a detta di lettori meno superstiziosi, ricche di stimoli emotivi e culturali. Ma andiamo avanti sennò ci si perde. SVOLGIMENTO. Esce oggi un libro su "come guarire i mali del cuore attraverso l’ascolto omeopatico delle 50 canzoni più deprimenti del pop italiano". Si intitola Una lacrima sul viso (e come altro), l’hanno scritto due giornalisti musicofili nonché palesemente esperti di guai sentimentali, Paola Maraone e Paolo Madeddu, lo pubblica Kowalski. E’ un commentario storico-strano-da ridere sulla nostra musica pop, un manuale di self-help basato sulla psicologia comportamentale, un gioco di società da fare con gli amici scoprendo le proprie turbe grazie al test finale. Ad ogni canzone deprimente è dedicato un capitolo: storia e considerazione su canzone e autore/i, diagnosi del disturbo depressivo, terapia suggerita. Generalmente consistente in contro-canzoni che tirino su il morale; a volte –omeopaticamente- dello stesso cantante, altre volte opposte e rallegranti. STRAZI. Maraone & Madeddu forniscono elementi per la decostruzione del dolore. Esempio: quando ascoltiamo Marinella di De Andrè, "per tutta la canzone stiamo seguendo un carro funebre". Quando "Fragile" di Mannoia è giunta fino all’aldilà, "Edgar Allan Poe, sulla sua nuvola circondata da corvi, avrà avuto un brivido di piacere". "I giardini di marzo" (Battisti-Mogol) è un "grande ottovolante dell’angoscia". "La donna cannone" è apparentemente consolatoria, però De Gregari "canta come un’alpaca, mentre la donna cannone al massimo finirà seduta davanti ai gabinetti di un autogrill". In "Ma che freddo fa" di Nada "il freddo della canzone nasce come angoscia esistenziale e diventa condizione atmosferica". "Dimmi che non vuoi morire" di Patty Pravo ha un plot cupamente realistico: "lui se la sta scialando alla grande, con te, la moglie e forse qualche escort". Mamma mia. Gli autori giustamente suggeriscono di curarsi con "La donna d’inverno" di Paolo Conte. "E’ meglio", d’inverno, la donna. TERAPIE. Sono, si diceva, variate. Per non uscire in cerca di Prozac dopo "Amore che vieni, amore che vai di De Andrè, si consigliano "Gocce di memoria" di Giorgia (oppure un’invocazione a santo Stefano). Per reagire a "Ricordati di me" di Antonello Venditti si può piombare a casa di una persona cara sgolandosi in "Ci vorrebbe un amico". La straziante "Poster" di Claudio Baglioni andrebbe curata con "Andamento lento" di Tullio De Piscopo ("Show me show me the way, oh oh!"). Si attendono i risultati degli esperimenti su cavie umane. DISSENSI. Ma davvero "Gli anni" (883) andava inserita nelle 50 più deprimenti? Per un paio di generazioni forse non lo è; ci si esalta a ricordare "gli anni di Happy Days e di Ralph Malph, gli anni delle immense compagnie, gli anni in motorino sempre in due", c’erano bei momenti. E poi: "Bella stronza" di Masini più che deprimere stimola: sane e magari catartiche incazzature nei maschi piantati, e soprattutto fantasie di rivalsa femminili su fidanzati disattenti: mica male farsi vedere in giro "per alberghi e ristoranti/con il culo sul Ferrari di quell’essere arrogante" (chissenefrega se è arrogante, almeno non porta a cena da qualche cinese abbordabile ma traboccante glutammato, ndr). In più, il piantato vorrebbe riappropriarsi della stronza e farci sesso "finchè viene domattina", il che dopo una cena leggera con un buon millesimato offerta in precedenza dall’Altro arrogante si può reggere, e non è male. E così via (anche Come è profondo il mare di Dalla è improbabile ma suggestiva; mentre Uomini soli dei Pooh è iper-straziante ma richiede una doverosa protesta redazionale: questi solissimi sono sempre perduti nel Corriere della sera, e francamente ci sono giornali più deprimenti perfino da noi). IL TEST. Il test è divertentissimo, argomento permettendo. E’ su tre colonne: in una si individua il proprio disturbo (perdita dell’amore, panico, ombrosa disperazione, intensa rabbia, disillusione, ecc.); nella seconda si deduce "probabilmente soffri di" (sindrome di abbandono, depressione schizoide, lutto e melanconia, ma anche "sei un bietolone"); nella terza si individua la canzone deprimente del caso. Si può fare da soli, ovvio; ma è meglio farlo con accanto un amico/a del cuore, o più d’uno. Meglio ancora, in gruppo, oculatamente selezionato, tutti un po’ depressi o depresse. Non è difficile radunarne in questa fine di (lungo) inverno. E’ possibile che qualcuno/a scoppi in lacrime; ma poi si ride, le canzoni deprimenti e i motivi per cui si ascoltano vanno esorcizzati anche così (a 11 euro e 50, il libro costa meno di qualunque psicoterapia, e poi se gli autori dopo aver sentito tutta quella roba ne hanno scritto allegramente, la cura forse funziona, almeno un po’).



LE CANZONI


- Buongiorno tristezza (Claudio Villa)

- Ogni volta (Vasco Rossi)

- Un giorno credi (Edoardo Bennato)

- Vecchio frac (Domenico Modugno)

- L’ultimo bacio (Carmen Consoli)

- I giardini di marzo (Lucio Battisti)

- Marmellata # 25 (Cesare Cremonini)

- Sere nere (Tiziano Ferro)

- Fragile (Fiorella Mannoia)

- Incontro (Francesco Guccini)

- Agnese (Ivan Graziani)

- Vincenzina e la fabbrica (Enzo Jannacci)

- La costruzione di un amore (Ivano Fossati)

- La canzone di Marinella (Fabrizio De Andrè)

- Mary (Gemelli DiVersi)

- Una giornata al mare (Paolo Conte)

- Lampada Osram (Claudio Baglioni)

- Come è profondo il mare (Lucio Dalla)

- Fotomodelle un po’ povere (Gigi D’Alessio)

- Mentre tutto scorre (Negramaro)

- Un giorno dopo l’altro (Luigi Tenco)

- Nuvole rapide (Subsonica)

- Sassi (Gino Paoli)

- Se io se lei (Biagio Antonacci)

- E dimmi che non vuoi morire (Patty Pravo)

- Quello che le donne non dicono (Fiorella Mannoia)

- Uomini soli (i Pooh)

- In morte di S.F. (Francesco Guccini)

- Amore impossibile (Tiromancino)

- Amore che vieni amore che vai (Fabrizio De Andrè)

- Ricordati di me (Antonello Venditti)

- Poster (Claudio Baglioni)

- Extraterrestre (Eugenio Finardi)

- Bella stronza (Marco Masini)

- Il mare d’inverno (Loredana Bertè, Enrico Ruggeri)

- La donna cannone (Francesco De Gregari)

- Luci a San Siro (Roberto Vecchioni)

- La sedia di lillà (Alberto Fortis)

- Senza luce (I Dik Dik)

- Silvia lo sai (Luca Carboni)

- Non è tempo per noi (Ligabue)

- Ma che freddo fa (Nada)

- La solitudine (Laura Pausini)

- Il carrozzone (Renato Zero)

- Quello che non c’è (Afterhours)

- Perdere l’amore (Massimo Ranieri)

- Se telefonando (Mina)

- A mano a mano (Riccardo Cocciante)

- Gli anni (883)

- Almeno tu nell’universo (Mia Martini, Elisa)

- Giudizi universali (Samuele Bersani)



fra Ticello