00 08/09/2006 11:01
In principio fu una goccia.
Una goccia di colore caduta su una tela, posta - chissà perché - in orizzontale su un pavimento.
E fu il dripping.
E fu Jackson Pollock.



E fu l’origine dell’espressionismo astratto, della prima esperienza artistica veramente americana del dopoguerra.
L’asse focale dell’arte contemporanea si era irrimediabilmente spostato dalla colta Parigi all’intraprendente New York, e qui sarebbe rimasto per tutti i decenni successivi.

Mette a punto la sua nota tecnica del «dripping» consistente nel far gocciolare il colore su una tela posta in orizzontale, determinando la colatura del colore con gesti rituali e coreografici in cui erano presenti reminescenze dei riti magico-propiziatori praticati dagli indiani d’America. Le opere così realizzate si presentano come un caotico intreccio di linee e macchie colorate, con una totale assenza di organizzazione razionale. In esse venivano ritrovate quelle tipiche istanze dell’esistenzialismo, caratterizzate da sfiducia nelle possibilità dell’uomo di realizzare le sue aspirazioni di un’armonia con il mondo esterno all’individuo. La sua opera si connota dunque per una carica drammatica ed angosciosa, che suggestionò soprattutto il mondo intellettuale di quegli anni.

La sua ricerca, durata poco più di un decennio, si interruppe nel ’56, quando, all’età di 44 anni, morì in un incidente stradale.